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martedì 6 maggio 2014

Grandi investitori: Warren Buffet

Warren Buffet è uno degli investitori più conosciuti al mondo e una leggenda vivente nel mondo altalenante della borsa. Su di lui è stato scritto di tutto, mentre lui non ha scritto nulla. Vediamo i punti principali della sua strategia 

Probabilmente il "guru" finanziario americano più conosciuto oggi è Warren Buffett. Attraverso la sua società di holding, la Berkshire Hathaway, Buffett ha costruito un archivio che tiene traccia degli investimenti fatti e una fortuna personale che lo pone tra gli uomini più ricchi d'America.

Buffett è spesso associato a Benjamin Graham, con il quale ha studiato, lavorato e ha avuto un'amicizia durata una vita. Tuttavia la sua esperienza l'ha portato ad adottare anche le strategie di altri pionieri dell'investimento come per esempio la "growth strategy" di Philip Fisher che si focalizza sull'importanza delle potenzialità di crescita e di gestione di un'azienda.

Buffett non ha mai scritto un libro sul suo suo approccio all'investimento, sebbene questo possa essere carpito da altri suoi scritti e dai rapporti annuali della Berkshire Hathaway. I suoi sostenitori tuttavia hanno cercato di mettere insieme con chiarezza le regole per uno stile d'investimento alla Warren Buffett e si contano ormai a decine le pubblicazioni che lo riguardano.

Nel 1997 è stato pubblicato un libro che racconta la sua strategia in modo interessante e metodico: Buffettology: the previous unexplained Techniques that have made Warren Buffett the World's most famous investor, scritto da Mary Buffett e David Clark. L'articolo fa riferimento a questo libro.

Investire in un'azienda: la filosofia
Warren Buffett è fermamente convinto che un investimento riuscito, in campo azionario, sia semplicemente collegato al successo del core business dell'azienda; il suo valore viene prima di tutto dalla capacità della società di generare utili a un tasso sempre crescente ogni anno. Buffett, in realtà, considera le azioni come obbligazioni a utile variabile e i loro dividendi equivalgono agli utili della società.

Se l'azienda è buona gli utili saranno più prevedibili e cresceranno in modo consistente. Questo, a sua volta, conferisce più valore all'azione rispetto a un titolo di stato che è notoriamente privo di rischi e ha un rendimento fisso.
Buffett basa il prezzo di acquisto di un'azione su considerazioni che non sono così critiche come quelle di Benjamin Graham. Graham proponeva di comprare le azioni sotto il loro "valore intrinseco"; questo fornirebbe agli investitori un margine di protezione che potrebbe aiutarli ad assorbire eventuali perdite date dalla reazione del mercato al ribasso.

Buffett al contrario considera il core business dell'azienda come il "margine di protezione" dell'investitore. Se un'azienda è mediocre l'azione avrà una performance limitata perché qualsiasi guadagno verrà eroso dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il valore intrinseco della società, partendo dal presupposto che i prezzi delle azioni potrebbero eventualmente raggiungere quel livello, cosa che, Buffett sottolinea, non sempre accade.

Di conseguenza l'obiettivo deve essere quello di comprare azioni proficue a un prezzo ragionevole, quelle cioè con un valore intrinseco in crescita.

Ma qual è il prezzo giusto? Buffett prima di tutto paragona il prezzo dell'azienda a quello che può essere facilmente guadagnato nel settore nel quale quell'azienda opera e sulla base della qualità della gestione dell'azienda stessa. E ne acquista le azioni solo se ritiene di poter ottenere un indice di rendimento annuale del 15% per almeno cinque o dieci anni.

Tuttavia il suo obiettivo non è quello di vendere; fino a quando un'azienda continua ad avere una crescita degli utili superiore rispetto ad investimenti alternativi ha senso mantenerla in portafoglio il più a lungo possibile, godendo dei frutti del valore composto intrinseco.



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